come facciamo ad utilizzare le conoscenze acquisite dalla struttura nei primi anni di innovazione per “trasmettere” il potenziale che le nuove tecnologie offrono alla produzione di maggiore qualità, velocità ed efficienza dei servizi erogati?
La risposta è partita dalla verifica delle possibilità offerte dal quadro normativo. Abbiamo fatto scoperte incredibili!!! Tutto quello che ci serviva per innovare veramente non solo è previsto dalla norma in maniera chiara ma è addirittura obbligatorio! Quindi potemmo dire che per innovare …..abbiamo applicato le norme.
Quali sono le normative? E' stato difficile attuarle? Perché altre amministrazioni non riescono né ad innovare né a rispettare la normativa?
L’innovazione non può essere imposta dalla legge ma per "fare innovazione" c'è bisogno di una previsione normativa adeguata al processo.
In Italia siamo ormai in presenza di un sistema di norme che impone il passaggio all’Amministrazione Digitale, mi riferisco alla normativa del 2005 del CAD più volte integrato (vedi ultimo decreto sulla semplificazione) ma anche al D.P.R. 445/2000 o addirittura al d.lgs. 39/93!
C’è un piccolo problema e cioè, come in molti processi top-down, nessuno dei soggetti che doveva attuare la normativa l'aveva chiesta.
Queste norme impongono interventi di tipo organizzativo molto invasivi, perché richiedono modifiche sia dell'approccio al lavoro sia delle abitudini consolidate.
Per raggiungere il nostro obiettivo, è stato quindi necessario ridurre questa frattura, evidenziando come rispettando la norma sarebbe migliorato, non a chiacchiere ma concretamente, il lavoro di tutti. Mettere in condizione le persone di provvedere autonomamente all’invio, all'interno di un workflow definito, di un atto digitale via PEC evitando di dover stampare, firmare, far pervenire al protocollo che avrebbe dovuto imbustare, affrancare e consegnare a Poste il documento, ha reso immediatamente apprezzata l’innovazione. Per ognuno di questi atti abbiamo calcolato un risparmio di oltre 10 euro di media che moltiplicato per 50.000 documenti all'anno ha prodotto un risparmio complessivo di oltre 500.000 euro.
Certo, la fase di avvio poiché non rendeva visibile questa utilità è stata difficile e caricata sulle spalle di pochi pionieri, ma i risultati sono venuti quasi subito e comunque prima che i pionieri perissero! Determinante nella prima fase è stata la forza con la quale l’Amministrazione ed i dirigenti di vertice hanno sostenuto questa innovazione formalizzando un progetto denominato “Trasparenza nei diritti, valore al lavoro” che è stato presentato a cittadini, consiglieri comunali, stakeholders, forze sociali, ordini professionali.
La nostra esperienza è vincente per una serie di ingredienti che producono un’alchimia fondata su un commitment forte e motivato e sulla capacità di coinvolgere gli attori interni tenendo sempre al centro della nostra attività le loro esigenze reali e quotidiane. La mancanza di questo mix è senz’altro uno degli ostacoli principali all’attuazione di queste innovazioni pur in presenza dello stesso quadro normativo.
Vista la necessità di committment politico e interesse/passione della struttura, che cosa ti sentiresti di suggerire a un amministratore che ci vuole provare? O a un dirigente?
All’amministratore, di avere il coraggio di scegliere di cambiare. La nostra esperienza mi porta a dire che la fase più difficile è quella della decisione.
L’assenza della capacità di decidere è il vero freno dell’innovazione. Parlo di una decisione in una fase pionieristica cioè senza modelli consolidati e quindi senza punti di riferimento, se non quelli dati dalla normativa, bisogna, insomma, avere il coraggio di navigare a vista.
http://blog.wired.it/codiceaperto/201...la-pa-si-puo-fare-il-sud-insegna.html
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